Dopo gli ultimi annunci su Thor Love and Thunder, Taika Waititi torna a puntare i riflettori su Jojo Rabbit, una satira anti-odio ambientata nella Germania nazista. La pellicola uscirà sul grande schermo a partire dal 23 gennaio 2020 e vedrà il regista neozelandese nei panni di Adolf Hitler, l’amico immaginario del piccolo protagonista.
Jojo Rabbit racconta la storia di un bambino tedesco nella Germania nazista, solitario e un po’ sfigato, ma talmente imbevuto di quell’ideologia da aver reso Hitler il suo amico immaginario. Quando scoprirà che la mamma nasconde in casa una ragazza ebrea che sta cercando di sopravvivere ai rastrellamenti e ai campi di concentramento, finirà col mettere in dubbio il proprio pensiero?
Il lungometraggio di Taika si preannuncia come un prodotto completamente differente dai suoi precedenti lungometraggi: attraverso la pungente satira, il regista prova a interagire con un pubblico molto più vasto, le nuove generazioni, tentando di risvegliare il loro pensiero critico. Jojo Rabbit si prende palesemente gioco della nostalgia per i regimi dittatoriali, l’aura di superiorità che consente ai loro seguaci di credersi superiori rispetto ad altre persone, ridotte a semplici numeri, creando un parallelo tra quel periodo e il nostro presente.
Infatti lo stesso regista, parlando della pellicola, ha affermato:
Ogni tanto mi sveglio e mi sembra di rivivere gli anni Trenta, quando la gente mormorava per strada: “Hey, dopo la Prima Guerra Mondiale non possiamo più commettere gli stessi errori. Il mondo sarà un posto migliore”. Era solo un’illusione, perché sta succedendo di nuovo.
L’ignoranza e l’arroganza sono un enorme problema del genere umano, perché azzerano la nostra memoria. Ecco perché è importante portare avanti pellicole come Jojo: è necessario individuare nuove modalità per reagire e raccontare la storia vera, con S maiuscola e farci ascoltare dalle nuove generazioni. Purtroppo, nascondendosi dietro il diritto della libertà di pensiero, è difficile stabilire un confine netto tra giusto e sbagliato.
Il focus della stampa sul lungometraggio sta permettendo al regista neozelandese di esprimere liberamente la propria opinione sulle scelte politiche contemporanee, dal muro di Trump alle chiusure dei porti. E voi andrete a vedere Jojo Rabbit al cinema?