[ANIME] I mitici anni ‘80 sottomessi dal “Viaggio in Occidente”





Buonasera cari amici di “Nerdlog.it”, in tanti si sono posti la fatidica domanda: “ma come mai nei celebri anime e manga giapponesi esistono dei personaggi (cosiddetti minori) che non sfruttano mai potenzialità che possono renderli migliori dei protagonisti stessi?”. Per rispondere a questa domanda, bisogna fare un analisi storica che ci riporta inevitabilmente indietro nel tempo, ovvero negli anni in cui nacque – da un antichissimo romanzo anonimo di nome Xīyóu Jì – (Viaggio in Occidente).  

Spesso quest’opera viene presentata tutt’ora con altri titoli tipo “Lo Scimmiotto” o “Sun Wukong, lo scimmiotto di pietra”, inoltre, molti attribuiscono la creazione dell’opera a, Wú Chéng’ēn, un grande scrittore cinese appartenente alla dinastia Ming che ebbe fin da bambino un’educazione di stampo confuciana. Questa grande opera, considerata uno dei quattro capolavori della lettura cinese, racconta la versione mitizata del viaggio di un monaco buddista che al suo termine (insieme ad un gruppetto composto da: il suo allievo, una scimmietta, una tartaruga, un maiale, un vecchietto e una ragazza) raggiungono l’illuminazione. La storia utilizza metafore aluche per esaltare la religione buddista e per sottolineare la sua capacità di unire le persone fondendo aspetti importanti del taoismo e del confucianesimo 

Nel corso dei secoli ci sono stati molti riferimenti legati a quest’opera leteraria, tra i più contemporanei spicca Gokū no Daibōken (The Monkey), un manga di 39episodi che tratta umoristicamente la storia di questa scimmietta che (insieme al monaco Sanzo, il suo allievo, il vecchietto, una ragazzina scimmia, un maialino e una tartaruga parlante) raggiungerà una raffigurazione di Budda che gli concederà l’illuminazione.

Un altro celebre manga che si ispira a quest’opera è il celebre Dragon Ball – vedete come è ricorrente questa storia nell’animazione giapponese? – in tutta la serie precedente alla Z: Goku il ragazzo scimmia, Bulma una ragazzina ingeniosa e vanitosa, Muten il maestro saggio, Thensinhan il monaco combattente, Yamcha – l’allievo di Muten – , Oolong il maialino e Umigame la tartaruga, affronterano mille prove per raggruppare tutte le sfere del drago ed esaudire così il desiderio (ovviamente il desiderio più grande per un individuo asiatico di religione buddista è di raggiungere l’illuminazione) ma alla fine della storia Oolong il maialino sceglierà delle mutandine da donna perché in realtà, anche nell’opera letteraria, è il percorso dei personaggi chiave ciò che gli dona l’illuminazione e non l’aver conseguito la missione della trama.  

Logicamente l’elemento caraterizzante del romanzo “Viaggio in Occidente”, del manga “The Monkey”, di Dragon Ball, di tutte le opere di animazione e di disegno cartaceo presenti in giappone, si ispira inevitabilmente a…. Sun Wukong. Questa scimmia irrequieta che inizialmente entrò tra le grazie delle divinità e in seguito, dopo aver causato gravi danni, venne scacciata e condotta alla tortura, dopo rocambolesce situazioni, incontra questo monaco buddista che lo porta con se come alleato per svolgere l’importante incarico di consegnare in India degli importantissimi testi sacri.  




Il prosieguo della storia ve l’ho già citato in precedenza, ma il punto è che, sia in Dragon Ball, sia in Saint Seiya piuttosto che in Capeta o in Sailor Moon, c’è sempre un Sun Wukong, un individuo un po’ irrequieto che – attraverso grandi prove e turbolente peripezie – riesce a raggiungere il suo insperato risultato. Questa predestinazione caratterizza ogni genere di manga e di anime presente in Giappone, questo a dismostrazione del fatto che purtroppo questa nazione non è riuscita a guardare oltre a questa prospettiva, fossilizzandosi ad un tipo di cultura che oramai è ferma al secolo in cui è nato “Viaggio in Occidente”, un po’ come se gli scrittori dell’Italia contemporanea si ispirassero a Alessandro Manzoni per le loro opere o se i poeti contemporanei si ispirassero tutti a Pablo Neruda…. Non so voi ma, per quanto mi riguarda, questo è un limite bello è buono, una ristrettezza di stampo religioso non diversa dal cattolicesimo 

Ciò ha purtroppo ha inquinato pesantemente la trama di Saint Seiya, Pegasus è stato uno dei cavalieri più odiati nell’opera di Kurumada eppure, siccome è lui il Sun Wukong della situazione, è riuscito ad avere la meglio su qualunque genere di cavaliere sacro umiliando persino personaggi di gran lunga più appassionanti e rilevanti di lui.  

E’ inutile dirvi che, personaggi come Siryu, Shun, Hyoga e Ikki hanno le loro sfacciate somiglianze al monaco buddista, al suo allievo, al vecchio, alla tartaruga, al maialino, alla ragazza ecc. ecc. E’ una ruota continua che logicamente mette in secondo piano ogni cosa, compreso personaggi rilevanti come – sempre in CDZ – Asher, Ichi, Ban, Naghi e Geki, ma anche Salzius, Reda, June ecc. ecc. ecc. Molti fan hanno insultato ampiamente i personaggi secondari delle celebri serie post-robottoni, altri invece gli donano una connotazione comica, tuttavia non sanno che sarebbero divenuti leggendari se non fosse stato per questa aberrante dittatura buddista che in asia dura oramai da secoli. 

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