RECENSIONE MANGA: Questo non è il mio corpo

Questo non è il mio corpo” è un manga Josei volume unico di Moyoco Anno, edito in Italia dalla Kappa Edizioni al costo di 9,50€.

Noko Hanazawa è una giovane office lady giapponese con una passione incontrollabile per il cibo. Di fronte a qualsiasi problema, dalle angherie dei superiori in ufficio agli insulti dei ragazzi, Noko reagisce mangiando compulsivamente, fino a dimenticare ogni altra cosa. Il suo ragazzo, Saito, con cui sta da otto anni, non sembra curarsi del fatto che Noko è sovrappeso. Un giorno però Noko scopre che Saito ha una relazione con Mayumi, una collega di ufficio, e decide che deve assolutamente dimagrire per farlo tornare da lei. Si iscrive quindi a un programma per perdere trenta chili in un centro di bellezza, ma quando i risultati tardano a farsi vedere comincia a vomitare tutto ciò che mangia. Riesce così finalmente a perdere drasticamente peso, ma Saito, lungi dall’esserne contento, la insulta e le grida di ingrassare di nuovo…



Il manga è tutt’altro che semplice e non presenta nessun fiorellino del classico shoujo, ma affronta una tematica molto importante e scottante, ovvero i disturbi alimentari. La protagonista prova sulla propria pelle il binge-eating disorder, la bulimia e l’anoressia.

Noko vive in un mondo fatto di colleghi che la deridono, dal fidanzato che la tradisce e da una continua lotta con sè stessa e il corpo, e l’unica cosa a cui riesce a pensare per essere accettata e per riconquistare il fidanzato è l’autodistruzione, passando dal mangiare cibo per consolazione verso una vera è propria bulimia, quando comincia a vomitare ciò che mangia, fino ad arrivare all’anoressia. Anche gli altri personaggi presentano dei problemi: Saito (il fidanzato) riversa la sua frustrazione su Noko, più debole, perchè incapace di “ribellarsi” alla madre; Tachibana (la collega seducente) che si sente superiore e se la prende con chi è più debole di lei (Noko).

Ma il tema principale continua ad essere quello dei disturbi alimentari, dove abbiamo la magrezza vista sempre come sinonimo di bellezza e felicità, senza pensare di farlo magari per sè stessi, per la propria salute. La bulimia e l’anoressia sono due conseguenze di una società che promuove determinati modi di essere, induce ad annullare la propria individualità con la mutazione del corpo, della mente, arrivando ad uno stato di insoddisfazione, sofferenza e depressione. Noko si renderà conto però che la sua infelicità è dovuta al suo essere debole e incapace di affrontare i problemi.

Una storia cruda e verosimile, il cui titolo giapponese: “Shibou to iu na no fuku wo kite” (che letteralmente in italiano si traduce con: “Indossando un abito chiamato grasso”), fa ben intendere che è proprio il meccanismo di autodifesa che utilizza Noko, che cerca di sopravvivere nella società indossando quest’abito come protezione, ma da cui poi non riesce a staccarsi.

[CIT.] “-Il mondo moderno è tutto sottosopra. Abbiamo inquinato l’acqua, la terra, e persino l’anima della gente.
Persone cattive come Tachibana hanno vita facile e per le persone ingenue come noi vivere in mezzo a loro è una continua fonte di stress, al punto che finiamo per distruggere il nostro equilibrio psicofisico.
Il motivo per cui sei ingrassata è di sicuro lo stress. Devi smettere di frequentare questa gente! Sono marce dentro!”



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